La poesia della maschera

La poesia della maschera

Presentazione del nuovo libro di Ferdinando Falossi e Fernando Mastropasqua, "La poesia della maschera. Una testa vuota piena di conoscenza".

Martedì 15 dicembre 2015, ore 21
Spazio ArTeMuDa
Via Drusacco 6
TORINO

Ingresso libero. Saranno presenti gli autori.
Con il patrocinio della Circoscrizione 5 della Città di Torino

A distanza di circa un anno dall'uscita del libro L'incanto della maschera. Origini e forme di una testa vuota (Prinp Editore), Fernando Mastropasqua e Ferdinando Falossi presentano il secondo volume, La poesia della maschera. Una testa vuota fonte di conoscenza (Prinp Editore).

Dopo l'Incanto, la Poesia. All'origine di questa ricerca c'è un'intuizione da studente di molti anni fa: "La maschera è il teatro" [...] L'Incanto della Maschera aveva per obiettivo quello di inquadrare la cultura della Grecia classica, e in particolare il teatro e il suo concetto di metamorfosi dell'attore, da una prospettiva antropologica. La Poesia della Maschera affronta il problema del linguaggio poetico della maschera stessa. Si entra nel dettaglio dei tre diversi generi del teatro greco del periodo classico: Commedia, Tragedia e Dramma Satiresco, e si vede come la tecnica costruttiva della maschera e le sue dinamiche vadano di pari passo con l'evoluzione del linguaggio teatrale (dall'introduzione di Ferdinando Falossi).

LA POESIA DELLA MASCHERA
Una testa vuota fonte di conoscenza

La maschera si genera nella sfera della rivelazione del sacro. Il suo emergere originario è cavità abitata da potenze aliene e capaci di riversare al di là del vuoto la manifestazione visibile della loro presenza. Imbevuta di sostanza spirituale, si pone in prima istanza come fenomeno culturale e di comunicazione, ma espande ben presto il proprio linguaggio iconico oltre i confini del soprannaturale. La cavità apre tutte le strade della metamorfosi. Se essere l'originale, e non semplicemente rappresentarlo, è lo specifico dell'icona, allora, quando ciò che si rende presente non è più uno spirito o un dio ma il dolore dell'uomo o la sua capacità di ridere del proprio essere nato, quel pianto e quel riso acquistano la dimensione di una conoscenza esperienziale della vita. Nel momento in cui la maschera accoglie le istanze vitali della sfera umana, ovvero nella stagione del Teatro, il verbo liturgico si fa linguaggio poetico e, alle origini della nostra cultura, nascono forme d'arte come la Tragedia, la Commedia, il Dramma Satiresco. Da quel momento lo spazio cavo della maschera accoglie una molteplicità di esseri ai quali darà voce ed espressione, ma indossare un'icona e divenire ciò che una maschera rende presente continuerà a contaminare di sacro anche ciò che è squisitamente umano.

L'INCANTO DELLA MASCHERA 
Origini e forme di una testa vuota

Dovunque l'apparire della maschera desta inquietudine e contrastanti sensi di smarrimento, stupore, ammirazione. È l'incanto che i Greci chiamavano thauma, parola che caratterizzava l'inesprimibile, l'inaudito, parola che annunciava un luogo di meraviglie, fascinazione, malìa, e anche, per il Padre Gregorio di Nazianzo, il compiersi del miracolo cristiano. La maschera è il simbolo più antico e universale della coscienza della finitezza umana ('meglio non essere nati'), per questo essa ricopre di una corteccia 'immortale' il corpo deperibile dell'uomo, come le maschere funerarie d'oro celavano il volto in decomposizione del morto; ed è anche la prima perfetta realizzazione di 'macchina del tempo': infilarsi dentro una maschera trascende l'io, lo spazio e il tempo. Tra le infinite varietà di forme sono qui raccolti alcuni dei suoi molti incanti: dai culti arcaici e dai riti ancestrali fino ai miti della cultura classica, dalle epifanie nel folklore europeo fino ai fantasmi circensi. La perdita di aura nella società moderna costringe la maschera in spazi inusuali e a profonde degenerazioni. Tuttavia la sua presenza in molti carnevali risparmiati dalla mercificazione turistica e nella pratica scenica più attenta alla sperimentazione, sulle orme di Craig, Mejerchold, Brecht, non meno che nelle piazze 'indignate' o nelle foreste del Chiapas insorgente, rende ancora attuale l'invocazione del Mercuzio shakespeariano: "Datemi una custodia per metterci dentro la faccia! Una faccia su una faccia".

Ferdinando Falossi, laureato in storia del teatro e dello spettacolo con una tesi sulla maschera greca, ha collaborato all’insegnamento di Storia del Teatro dell’Università di Pisa. Lavora oggi come operatore presso la Cooperativa CREA di Viareggio. Ha realizzato diversi “spettacoli” all’interno delle strutture per il disagio giovanile e le malattie mentali, e le ha documentate in video. Allievo di Donato Sartori è costruttore di maschere, sia in cuoio che in altri materiali, ha realizzato maschere per gli spettacoli teatrali di Zingaro e per il Re Lear del Footsbarn Travelling Theatre. Tra le sue pubblicazioni L’erma dal ventre rigonfio. Morfologia della maschera comica, a cura del Teatro Laboratorio diretto da Beatrice Pre- moli, Roma, ETL, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, 1989 e Gorgòneion: la forma del- l’oxymoron in AA.VV., Maschera Labirinto, Roma, ETL, 1991. Tra i suoi video Totem, Viareggio, CREA, 2005, Cartamusica, Viareggio, CREA, 2013.

Fernando Mastropasqua, già professore di Storia del Teatro presso le Università di Pisa, Trento e Torino, si è occupato di feste, di maschere antiche, di carnevali, di regia. Le sue più recenti pubblicazioni sono: Komos, il riso di Dioniso: Maschera e Sapienza, Roma, ETL, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, 1989; Metamorfosi del teatro, Napoli, ESI, 1998; In cammino verso Amleto (Craig e Shakespeare), Pisa, BFS, 2000; Teatro provincia dell’uomo, Livorno, Frediani, 2004; La scena rituale, Roma, Carocci, 2007; collabora alla rivista “Critica d'Arte”.

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