Skip to content

Tre Giuditte per Artemisia

LA VITA DI ARTEMISIA GENTILESCHI ATTRAVERSO I SUOI DIPINTI

I quattro video sono stati girati interamente online su piattaforma Zoom dagli attori di ArTeMuDa nel periodo maggio-giugno 2021, dopo la lettura di “La passione di Artemisia” di Susan Vreeland (Neri Pozza Editore, 2002).

Con: Luigino Allois, Barbara Patria, Manuel Regazzoni, Odilia Rossa, Clara Zanni.

Regia: Roberto Micali, Patrizia Spadaro.

Montaggio video: Roberto Micali.

Disponibili sul Canale YouTube ArtemudaTeatro

Anno di produzione: 2021

Descrizione

Artemisia Gentileschi fu una figura di pittrice anomala nel panorama artistico del Seicento, forse più famosa per le sue vicende personali e per il fatto di essere figlia di Orazio Gentileschi, che per il suo talento artistico. La vicenda biblica di Giuditta, ricca e bella vedova che seduce e decapita il generale Oloferne per liberare la città di Betulia assediata, è un tema con il quale Artemisia si confronta più volte, riproducendolo più volte nei suoi dipinti, forse come reazione al celeberrimo episodio di stupro subito da Agostino Tassi.

I quattro video ripercorrono diversi momenti della vita di Artemisia attraverso altrettante sue opere: tre diverse versioni della “Giuditta e Oloferne” e il suo famoso “Autoritratto come allegoria della Pittura”.

PRIMO EPISODIO: DELLE PENE

1612: A Roma si svolge il processo nei confronti del pittore Agostino Tassi, accusato da Artemisia di stupro nei suoi confronti. Nel corso della sua deposizione Artemisia viene torturata e sottoposta a umilianti visite ginecologiche, per appurare la veridicità della sua accusa. Il suo onore macchiato trova conforto solo nelle parole di Suor Graziella e Suor Paola, che spesso si reca a trovare in convento e con le quali avrà una fitta corrispondenza. Nasce la prima idea di dipingere la vicenda di Giuditta e Oloferne, ispirandosi alla versione dipinta dal padre Orazio Gentileschi, al Mosé di Michelangelo e ai dipinti di Caravaggio: “Voglio dipingere i pensieri di Giuditta: la determinazione, la concentrazione e la fede nell’assoluta necessità di quel gesto. Il destino del suo popolo era tutto nelle sue mani. Non il piacere nel compierlo, solo la necessità di doverlo fare”.

SECONDO EPISODIO: DELL’ESSERE DONNA IN UN MONDO DI UOMINI

Al termine del processo per stupro, terminato con l’esilio (mai scontato) da Roma del Tassi, Artemisia sposa Pierantonio Stiattesi, anche lui pittore, e si trasferisce a Firenze, dove ha modo di ammirare gli innumerevoli capolavori d’arte della città, tra cui la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre di Masaccio nella Cappella Brancacci. Artemisia viene ammessa alla prestigiosa Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, prima donna nella storia, suscitando l’invidia e il dissenso del marito. A Firenze Artemisia ha modo di conoscere Cosimo I De Medici, che, dopo aver visto la sua “Giuditta e Oloferne”, le commissiona una seconda opera. Artemisia pensa a una nuova Giuditta, con la sfida di “dipingere un rumore”, cogliendo non il momento dell’uccisione di Oloferne, ma l’attimo successivo. Artemisia da Firenze scrive a Suor Paola, alla ricerca di conforto e parole di pace.

TERZO EPISODIO: DEL RISENTIMENTO

1620: Dopo la parentesi fiorentina, Artemisia torna a vivere a Roma con la figlia Palmira, lasciando il marito. Ma Roma non ha dimenticato e nessuno vuole affittare una stanza a una “puttana”: non è facile spiegare alla figlia perché la gente la appelli ancora così, dopo tanti anni di assenza dalla città. Artemisia pensa a una nuova Giuditta da dipingere, ma ormai senza violenza, una Giuditta più matura, resa più saggia dall’esperienza: “Nei miei quadri rappresento l’onore, l’orgoglio, il rapimento e il dolore, il dubbio, l’amore e lo struggimento. Spero di vivere tanto a lungo da dipingere ogni emozione umana”. Durante una visita con la figlia al Casino delle Muse, per ammirare gli affreschi realizzati da suo padre Orazio Gentileschi e da Agostino Tassi molti anni prima, scorge tra le figure dipinte una donna che sembra proprio lei: una matrona distratta, che guarda giù dal balcone. Artemisia pensa al padre, ora a Londra, e prova ancora un risentimento difficile da cacciare. Fino a quando riceve una lettera dal padre: “Sto lavorando sodo al soffitto del salone della Casa della Regina a Greenwich, vicino a Londra. Se vuoi, qui c’è lavoro per te. Re Carlo mi chiede di pregarti di venire immediatamente. Il tuo amorevole padre Orazio Gentileschi. Sono solo e sto morendo. Perdona un vecchio pazzo. Aiutami a finire. Papà”. Artemisia decide di partire per Londra.

QUARTO EPISODIO: DELLA COMPASSIONE

1638: Artemisia incontra il padre Orazio Gentileschi, trasferitosi a Londra nel 1626, impegnato nella decorazione del grande salone della Queen’s House a Greenwich. All’inizio è un incontro duro quello tra Artemisia e il padre Orazio, dove vecchi risentimenti tornano a galla e scatenano rabbie antiche. Ma ora Artemisia sente che si sta sciogliendo un nodo vecchio di vent’anni e finalmente comprende che quello che suo padre desidera non è il perdono per sé, ma la guarigione per lei. E’ il momento della compassione. Artemisia affianca il padre nella decorazione delle grandi pareti, mostrandogli il prezioso pennello di Michelangelo, donatole a Firenze dal nipote. Prima di morire, Orazio dice a Artemisia: “Usa il pennello di Michelangelo per fare un autoritratto. Un’allegoria della Pittura. Per i posteri”. E così fu, creando il celebre ” Autoritratto come allegoria della Pittura”.

Informazioni aggiuntive

È in corso una massiccia rivalutazione della carriera artistica di Artemisia Gentileschi. con un fiorire di pubblicazioni e di mostre a lei dedicate. 

🔸️Di Artemisia Gentileschi (1593 -1652), figlia di Orazio, pittore amico di Caravaggio, sappiamo fondamentalmente una cosa: portò a processo – cosa rarissima ai tempi – il suo stupratore, quell’Agostino Tassi, pittore e amico di papà, che abusò di lei a lungo. Il processo fu dolorosissimo: ci restano lettere che testimoniano lo strazio di lei, l’indifferenza del Tassi, e poi ancora la brutalità dell’interrogatorio cui Artemisia è sottoposta, la difesa che deve fare di sé stessa (pur essendo lei la vittima!), il dramma di non essere più ‘immacolata’ e la necessità di andar sposa di convenienza a un conoscente del padre, il fiorentino Pietrantonio Stiattesi.

🔹️Ma è davvero tutto qui? Possiamo ridurre Artemisia al suo stupro? Artemisia Gentileschi è molto di più: è pittura popolata di potenti presenze femminili, spesso nude. Sono martiri o vendicatrici bibliche (come Susanna e i vecchioni, dipinto in varie versioni), personaggi delle Sacre Scritture (come la meravigliosa Maddalena in Estasi) oppure personificazioni di stati d’animo.

🔸️Artemisia è consapevole del suo talento. Donna passionale (s’innamora di un altro uomo, ha paura della vecchiaia, brama l’attenzione sociale e committenti importanti) non ha perso mai di vista il suo obiettivo: ‘Arte – mi – sia’ si firmava, conscia che solo l’arte avrebbe potuto rappresentare la vera rivalsa. E in effetti i risultati arrivarono: grazie a committenti sempre più importanti e una efficace opera di auto-promozione (la sua casa era sempre aperta a nobili e cardinali), è invitata persino alla corte inglese di Carlo I (dove rincontrerà, dopo tanto, il padre Orazio).

(https://www.vogue.it/news/article/artemisia-gentileschi-pittrici-dimenticate-documentario-arte)